Gli impazziti. La ragione, il diavolo e un confine del realismo nella letteratura russa

Il “secolo d’oro” della letteratura russa è percorso dalla codificazione simbolica del trauma storico collettivo rappresentato dall’europeizzazione forzata della Russia da parte delle riforme di Pietro I, dall’invasione napoleonica vista come esito della cultura illuminista e dalla rivolta decabrista del 1825: tre eventi che portano la cultura russa a legare l’idea del razionalismo occidentale con immagini di disappartenenza, sovversione, pazzia e contagio demoniaco (contrapposte a una narodnost’ popolare basata sull’irrazionalismo, sul fatalismo e sulla fede ortodossa). Attraverso un secolo di opere letterarie, viene esplorato non solo l’evolversi di questa concrezione simbolica, ma anche le sue ricadute formali in termini di genere letterario, con il passaggio progressivo dalle forme introflesse del diario e dell’appunto autobiografico, a quella ibrida di fiction e non-fiction del romanzo-saggio, fino a sfociare nell’apertura al fantastico e al fantascientifico.