L’esame di due documenti mai trascritti sinora, relativi all’altare della Madonna di Galliera, una delle opere più prestigiose della Bologna rinascimentale, consente di comprendere il clima antiquario sotteso all’iniziativa. I personaggi coinvolti, da Bartolomeo e Ludovico Ghisilardi a Giovanni Beroaldo e Achille Bocchi, fino ad Alessandro Manzuoli e Sebastiano Serlio, progettista dell’impresa, appaiono infatti tutti legati alla locale accademia del Viridario, l’istituzione cultrice degli studi su Vitruvio, della quale facevano parte alcuni dei committenti bolognesi di Baldassarre Peruzzi. I rapporti intessuti dallo scultore fiorentino Niccolò Tribolo sin dagli anni venti a Roma con Peruzzi, per il quale aveva lavorato alla tomba di Adriano VI (Santa Maria dell’Anima), la sua filiazione da Jacopo Sansovino, e la contiguità col chierico di Camera Giovanni Gaddi, tra i massimi sostenitori della romana Società della Virtù, punta di diamante dell’interesse per Vitruvio, offrono spunti per mettere a fuoco le ragioni del suo coinvolgimento nella parte principale dell’arredo scultoreo dell’altare, la grande pala marmorea con l’Assunzione della Vergine e gli Apostoli (1537-1538). Difficile stabilire se la scelta di richiamarlo a Bologna vada imputata allo stesso Serlio, o ricondotta all’interessamento di Alessandro Manzuoli, tra i massimi esperti di Vitruvio, amico dei Gaddi e frequentatore dei consessi antiquari romani. Ciò che appare sicuro è che Tribolo, già dal suo primo soggiorno bolognese del 1525-1527, quando lavorò alle sculture delle porte minori di San Petronio, era giunto in città grazie al canonico Bartolomeo Barbazza, antenato di Alessandro Manzuoli, e aveva goduto della probabile protezione dello stesso Serlio. Il contributo ripercorre attraverso alcuni documenti (1534-1540) le vicende occorse al distrutto altare della Galliera, dall’iniziale impiego di maestranze lombarde, fino ai contributi di Giacomo Fantoni, e di Teodosio Brocchi; si rintracciano i modelli della sua struttura prospettica; si individua in Pordenone una possibile fonte dello schema compositivo adottato da Tribolo, da poco reduce da un soggiorno a Venezia.
Sebastiano Serlio, Niccolò Tribolo e l'eredità di Baldassarre Peruzzi: l'altare della Madonna di Galliera a Bologna
Giannotti A
2016-01-01
Abstract
L’esame di due documenti mai trascritti sinora, relativi all’altare della Madonna di Galliera, una delle opere più prestigiose della Bologna rinascimentale, consente di comprendere il clima antiquario sotteso all’iniziativa. I personaggi coinvolti, da Bartolomeo e Ludovico Ghisilardi a Giovanni Beroaldo e Achille Bocchi, fino ad Alessandro Manzuoli e Sebastiano Serlio, progettista dell’impresa, appaiono infatti tutti legati alla locale accademia del Viridario, l’istituzione cultrice degli studi su Vitruvio, della quale facevano parte alcuni dei committenti bolognesi di Baldassarre Peruzzi. I rapporti intessuti dallo scultore fiorentino Niccolò Tribolo sin dagli anni venti a Roma con Peruzzi, per il quale aveva lavorato alla tomba di Adriano VI (Santa Maria dell’Anima), la sua filiazione da Jacopo Sansovino, e la contiguità col chierico di Camera Giovanni Gaddi, tra i massimi sostenitori della romana Società della Virtù, punta di diamante dell’interesse per Vitruvio, offrono spunti per mettere a fuoco le ragioni del suo coinvolgimento nella parte principale dell’arredo scultoreo dell’altare, la grande pala marmorea con l’Assunzione della Vergine e gli Apostoli (1537-1538). Difficile stabilire se la scelta di richiamarlo a Bologna vada imputata allo stesso Serlio, o ricondotta all’interessamento di Alessandro Manzuoli, tra i massimi esperti di Vitruvio, amico dei Gaddi e frequentatore dei consessi antiquari romani. Ciò che appare sicuro è che Tribolo, già dal suo primo soggiorno bolognese del 1525-1527, quando lavorò alle sculture delle porte minori di San Petronio, era giunto in città grazie al canonico Bartolomeo Barbazza, antenato di Alessandro Manzuoli, e aveva goduto della probabile protezione dello stesso Serlio. Il contributo ripercorre attraverso alcuni documenti (1534-1540) le vicende occorse al distrutto altare della Galliera, dall’iniziale impiego di maestranze lombarde, fino ai contributi di Giacomo Fantoni, e di Teodosio Brocchi; si rintracciano i modelli della sua struttura prospettica; si individua in Pordenone una possibile fonte dello schema compositivo adottato da Tribolo, da poco reduce da un soggiorno a Venezia.| File | Dimensione | Formato | |
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