Il presente contributo propone i risultati di un’indagine quali-quantitativa sul tema dell’educazione linguistica nella scuola italiana. Il contributo parte dal presupposto che la scuola nella sua azione non ha dinnanzi a sé alunni la cui esperienza linguistica si svolga nell’ambito di un unico idioma, ossia dell’italiano, ma alunni che in misura variabile, dall’una all’altra classe sociale, dall’una all’altra regione, dai grandi centri urbani alla campagna, subiscono l’attrazione sia della lingua letteraria, sia di uno (e talora più di uno) dei molteplici dialetti ancora fiorenti nella penisola. Si considera, inoltre, che lo spazio linguistico italiano, e con esso anche lo spazio interno ai luoghi deputati all’educazione linguistica, stanno vivendo le dinamiche del neoplurilinguismo, attraverso l’interazione di italiano, varietà dialettali o locali, lingue straniere insegnate e lingue immigrate. I dati oggetto della presente ricerca sono stati raccolti nell’a.s. 2015/16 nella provincia di Siena tramite la somministrazione di due questionari: il primo, semistrutturato, rivolto agli studenti (1.584 informanti, di cui 467 con almeno un genitore di origine straniera); il secondo, con domande aperte, rivolto ai docenti (49 informanti). Gli studenti coinvolti nell’indagine provengono da 48 scuole, collocate in diverse aree del territorio provinciale, e sono inseriti in 97 classi, di cui 46 quarte della scuola primaria e 51 seconde della scuola secondaria di primo grado. Oltre ai questionari, i dati sulla percezione linguistica sono stati raccolti attraverso l’osservazione partecipante (20 minuti in ogni classe durante la somministrazione del questionario). Le rilevazioni e le conseguenti osservazioni dirette in classe, sono state utili non solo per confrontarsi con gli alunni e i docenti su alcune alcuni temi legati ai processi di apprendimento, ma anche per prendere atto degli atteggiamenti linguistici degli alunni nella loro spontaneità. Il questionario somministrato ai docenti è composto da 10 domande e si propone di indagare sulla consapevolezza e la percezione del plurilinguismo da parte degli insegnanti ma anche sugli stili di apprendimento degli alunni di origine straniera nonché sulla gestione dell’errore in vista del miglioramento della comunicazione didattica. L’analisi quali-quantitativa ha evidenziato un grado di plurilinguismo dichiarato (oltre 200 varietà idiomatiche) capace di riflettere in nuce le caratterizzazioni del neoplurilinguismo quadripolare. Situazione, questa, in controtendenza con l’abitudine all’addestramento monolinguistico che ha privato e priva tuttora la scuola di immensi campi d’applicazione didattica, di sperimentazione, di intelligente costruzione di esperienze comunicative. In realtà, i risultati dell’indagine rilevano che la diversità linguistica della scuola non è sempre accettata positivamente da parte di istituzioni e enti formativi che privilegiano invece un’educazione linguistica orientata verso il monolinguismo a differenza degli studenti che vedono in modo naturale il plurilinguistico come valore identitario. In questa ottica, la valorizzazione della diversità linguistica nella scuola è determinata principalmente da un’educazione linguistica “dal basso” che coinvolge solo alcuni dirigenti e docenti che dimostrano maggior consapevolezza e sensibilità rispetto alla pluralità linguistica. Per questo motivo, la scuola di oggi e sicuramente quella di domani si trova e si troverà nella necessità (e nella finalità, se si vuole fondare sui principi di educazione linguistica democratica) di dover gestire e rispondere in termini propositivi ad un contesto plurale che è tale per diversità linguistiche, per diversità nei bisogni educativi, per diversità sul piano delle competenze pregresse degli studenti, anche frutto delle suddette competenze di partenza.
La scuola del nuovo millennio: tra italiano, dialetti e altre lingue
Siebetcheu R.
2018-01-01
Abstract
Il presente contributo propone i risultati di un’indagine quali-quantitativa sul tema dell’educazione linguistica nella scuola italiana. Il contributo parte dal presupposto che la scuola nella sua azione non ha dinnanzi a sé alunni la cui esperienza linguistica si svolga nell’ambito di un unico idioma, ossia dell’italiano, ma alunni che in misura variabile, dall’una all’altra classe sociale, dall’una all’altra regione, dai grandi centri urbani alla campagna, subiscono l’attrazione sia della lingua letteraria, sia di uno (e talora più di uno) dei molteplici dialetti ancora fiorenti nella penisola. Si considera, inoltre, che lo spazio linguistico italiano, e con esso anche lo spazio interno ai luoghi deputati all’educazione linguistica, stanno vivendo le dinamiche del neoplurilinguismo, attraverso l’interazione di italiano, varietà dialettali o locali, lingue straniere insegnate e lingue immigrate. I dati oggetto della presente ricerca sono stati raccolti nell’a.s. 2015/16 nella provincia di Siena tramite la somministrazione di due questionari: il primo, semistrutturato, rivolto agli studenti (1.584 informanti, di cui 467 con almeno un genitore di origine straniera); il secondo, con domande aperte, rivolto ai docenti (49 informanti). Gli studenti coinvolti nell’indagine provengono da 48 scuole, collocate in diverse aree del territorio provinciale, e sono inseriti in 97 classi, di cui 46 quarte della scuola primaria e 51 seconde della scuola secondaria di primo grado. Oltre ai questionari, i dati sulla percezione linguistica sono stati raccolti attraverso l’osservazione partecipante (20 minuti in ogni classe durante la somministrazione del questionario). Le rilevazioni e le conseguenti osservazioni dirette in classe, sono state utili non solo per confrontarsi con gli alunni e i docenti su alcune alcuni temi legati ai processi di apprendimento, ma anche per prendere atto degli atteggiamenti linguistici degli alunni nella loro spontaneità. Il questionario somministrato ai docenti è composto da 10 domande e si propone di indagare sulla consapevolezza e la percezione del plurilinguismo da parte degli insegnanti ma anche sugli stili di apprendimento degli alunni di origine straniera nonché sulla gestione dell’errore in vista del miglioramento della comunicazione didattica. L’analisi quali-quantitativa ha evidenziato un grado di plurilinguismo dichiarato (oltre 200 varietà idiomatiche) capace di riflettere in nuce le caratterizzazioni del neoplurilinguismo quadripolare. Situazione, questa, in controtendenza con l’abitudine all’addestramento monolinguistico che ha privato e priva tuttora la scuola di immensi campi d’applicazione didattica, di sperimentazione, di intelligente costruzione di esperienze comunicative. In realtà, i risultati dell’indagine rilevano che la diversità linguistica della scuola non è sempre accettata positivamente da parte di istituzioni e enti formativi che privilegiano invece un’educazione linguistica orientata verso il monolinguismo a differenza degli studenti che vedono in modo naturale il plurilinguistico come valore identitario. In questa ottica, la valorizzazione della diversità linguistica nella scuola è determinata principalmente da un’educazione linguistica “dal basso” che coinvolge solo alcuni dirigenti e docenti che dimostrano maggior consapevolezza e sensibilità rispetto alla pluralità linguistica. Per questo motivo, la scuola di oggi e sicuramente quella di domani si trova e si troverà nella necessità (e nella finalità, se si vuole fondare sui principi di educazione linguistica democratica) di dover gestire e rispondere in termini propositivi ad un contesto plurale che è tale per diversità linguistiche, per diversità nei bisogni educativi, per diversità sul piano delle competenze pregresse degli studenti, anche frutto delle suddette competenze di partenza.File | Dimensione | Formato | |
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