Il romanzo barocco passa quasi inosservato all'interno della trattatistica teorica del Seicento e i pochi studiosi che vi fanno riferimento lo condannano in quanto genere ibrido, fusione di tradizione e novità. Si muove in questa direzione la severa condanna pronunciata dal fiorentino Benedetto Fioretti nei proginnasmi poetici (1620-38). L'unico romanziere a occuparsi della questione anche in sede teorica è il veronese Francesco Ponsa nei Discorsi sopra la poetica d'Aristotele pronunciati intorno al 1622 presso l'Accademia Filarmonica: il giovanissimo medico pone coraggiosamente la questione della legittimazione del genere facenso i conti con le teorie aristoteliche, alle quali non esita a muovere parziali critiche. ma il poema cinquecentesco rimane nella prima metà del XVII secolo punto di riferimento indiscusso dei romanzieri italiani. Nelle prefazioni alle loro opere si prodigano, infatti, in dichiarazioni che tendono a far discendere il romanzo dal più autorevole precedente, al fine di nobilitarlo: lintervento più noto in tal senso è quello di Giovan battista Manzini nella lettera introduttiva al Cretideo (1637.

«Un poema imperfetto, mostruoso e pessimo»:spunti di riflessione teorica sul romanzo italiano del Seicento

SPERA LUCINDA
2009-01-01

Abstract

Il romanzo barocco passa quasi inosservato all'interno della trattatistica teorica del Seicento e i pochi studiosi che vi fanno riferimento lo condannano in quanto genere ibrido, fusione di tradizione e novità. Si muove in questa direzione la severa condanna pronunciata dal fiorentino Benedetto Fioretti nei proginnasmi poetici (1620-38). L'unico romanziere a occuparsi della questione anche in sede teorica è il veronese Francesco Ponsa nei Discorsi sopra la poetica d'Aristotele pronunciati intorno al 1622 presso l'Accademia Filarmonica: il giovanissimo medico pone coraggiosamente la questione della legittimazione del genere facenso i conti con le teorie aristoteliche, alle quali non esita a muovere parziali critiche. ma il poema cinquecentesco rimane nella prima metà del XVII secolo punto di riferimento indiscusso dei romanzieri italiani. Nelle prefazioni alle loro opere si prodigano, infatti, in dichiarazioni che tendono a far discendere il romanzo dal più autorevole precedente, al fine di nobilitarlo: lintervento più noto in tal senso è quello di Giovan battista Manzini nella lettera introduttiva al Cretideo (1637.
2009
narrativa barocca
teoria del romanzo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/3573
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