Partendo da una ricerca sul campo condotta in alcuni scavi archeologici e attingendo dalle etnografie della caccia, l'articolo offre una descrizione comparativa dell’esperienza della caccia e di quella dello scavo archeologico universitario e professionale. Entrambe le attività coinvolgono un soggetto che cerca e un soggetto che viene cercato, e i casi etnografici mostrano modi comuni di percepire tale relazione. Se molte testimonianze sulla caccia descrivono l’incontro tra preda e cacciatore come un momento di scelta e condivisione reciproca, lo stesso si può dire dell’incontro tra chi scava e chi è scavato poiché le retoriche raccolte fanno riferimento al motivo della cura, dell’intimità e della fiducia concesse da un soggetto diverso da sé. Da un lato percepire la propria attività come il risultato di un’investitura non unilaterale sembra riflettere il desiderio di conformarsi a un immaginario di autorealizzazione in cui il successo professionale deve essere legittimato attraverso un piano trascendentale; dall’altro lato, tale riconoscimento realizzatosi al di là del discorso autoreferenziale dell’individuo sembra escludere a priori la libertà e la responsabilità dell’iniziativa personale.
Archeologia è caccia
Fulvio Cozza
2023-01-01
Abstract
Partendo da una ricerca sul campo condotta in alcuni scavi archeologici e attingendo dalle etnografie della caccia, l'articolo offre una descrizione comparativa dell’esperienza della caccia e di quella dello scavo archeologico universitario e professionale. Entrambe le attività coinvolgono un soggetto che cerca e un soggetto che viene cercato, e i casi etnografici mostrano modi comuni di percepire tale relazione. Se molte testimonianze sulla caccia descrivono l’incontro tra preda e cacciatore come un momento di scelta e condivisione reciproca, lo stesso si può dire dell’incontro tra chi scava e chi è scavato poiché le retoriche raccolte fanno riferimento al motivo della cura, dell’intimità e della fiducia concesse da un soggetto diverso da sé. Da un lato percepire la propria attività come il risultato di un’investitura non unilaterale sembra riflettere il desiderio di conformarsi a un immaginario di autorealizzazione in cui il successo professionale deve essere legittimato attraverso un piano trascendentale; dall’altro lato, tale riconoscimento realizzatosi al di là del discorso autoreferenziale dell’individuo sembra escludere a priori la libertà e la responsabilità dell’iniziativa personale.File | Dimensione | Formato | |
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