Il «farsi» della geografia, la continua trasformazione di spazio in territorio – con il portato di creazione di senso che questo comporta – ha nel lavoro un elemento centrale. Poiché il processo di territorializzazione può essere considerato come «l’insieme degli atti modificativi (materiali, simbolici, organizzativi) esercitati dalle società umane sulla superficie terrestre» (Turco, 2016, p. 9), è evidente come, in questo stesso processo, il lavoro abbia un ruolo assai importante. È anche per mezzo del lavoro, infatti, che il territorio assume senza posa forma e senso in rapporto dialogico con gli altri fattori della produzione. Tuttavia la capacità del lavoro (e dei lavoratori) di agire consapevolmente in questo processo non è sempre stata evidenziata allo stesso modo nella ricerca geografica. Pur nella consapevolezza che occorrerà necessariamente fare ricorso all’astrazione, l’intenzione che anima questo testo non è di focalizzarsi unicamente sul «Lavoro» in qualità di concetto astratto, quanto, piuttosto, sulla capacità o le potenzialità dei lavoratori (o gruppi di lavoratori) di incidere sui processi spaziali e territoriali che disegnano il «paesaggio economico» (Herod, 1997, p. 1). Dopo una riflessione sul rapporto tra geografia e lavoro che, con l’ausilio del pensiero di Vidal de la Blache e Weber e con riferimento a quello di Polanyi, sarà utile a delineare alcuni aspetti di quadro e le due principali «polarità» concettuali del senso del lavoro in rapporto ai fatti geografici, ci si soffermerà sulla questione dell’agency del lavoro in connessione con alcune tipologie di azione locale intraprese per veicolare le rivendicazioni dei lavoratori. Questo fornirà l’occasione di riflettere, in merito a queste azioni apparentemente locali e marginali, sul ruolo dello spazio e della sua ri-significazione, sul rapporto tra spazio fisico e spazio simbolico e sugli effetti della comunicazione a più livelli di scala – anche mediante i nuovi media –, con possibili retroazioni sulle questioni locali ma con impatto non limitato ad esse. Tali azioni possono infatti incidere – è la tesi che si cerca di dimostrare – anche a scala più ampia sulla percezione del funzionamento del sistema economico e sociale e sul rapporto tra economia e società.

GEOGRAFIA, LAVORO E AGENCY. RIFLESSIONI SUL RUOLO DELLO SPAZIO E DELLE SCALE NELLE AZIONI LOCALI «SPONTANEE» DEI LAVORATORI

TABUSI M
2017-01-01

Abstract

Il «farsi» della geografia, la continua trasformazione di spazio in territorio – con il portato di creazione di senso che questo comporta – ha nel lavoro un elemento centrale. Poiché il processo di territorializzazione può essere considerato come «l’insieme degli atti modificativi (materiali, simbolici, organizzativi) esercitati dalle società umane sulla superficie terrestre» (Turco, 2016, p. 9), è evidente come, in questo stesso processo, il lavoro abbia un ruolo assai importante. È anche per mezzo del lavoro, infatti, che il territorio assume senza posa forma e senso in rapporto dialogico con gli altri fattori della produzione. Tuttavia la capacità del lavoro (e dei lavoratori) di agire consapevolmente in questo processo non è sempre stata evidenziata allo stesso modo nella ricerca geografica. Pur nella consapevolezza che occorrerà necessariamente fare ricorso all’astrazione, l’intenzione che anima questo testo non è di focalizzarsi unicamente sul «Lavoro» in qualità di concetto astratto, quanto, piuttosto, sulla capacità o le potenzialità dei lavoratori (o gruppi di lavoratori) di incidere sui processi spaziali e territoriali che disegnano il «paesaggio economico» (Herod, 1997, p. 1). Dopo una riflessione sul rapporto tra geografia e lavoro che, con l’ausilio del pensiero di Vidal de la Blache e Weber e con riferimento a quello di Polanyi, sarà utile a delineare alcuni aspetti di quadro e le due principali «polarità» concettuali del senso del lavoro in rapporto ai fatti geografici, ci si soffermerà sulla questione dell’agency del lavoro in connessione con alcune tipologie di azione locale intraprese per veicolare le rivendicazioni dei lavoratori. Questo fornirà l’occasione di riflettere, in merito a queste azioni apparentemente locali e marginali, sul ruolo dello spazio e della sua ri-significazione, sul rapporto tra spazio fisico e spazio simbolico e sugli effetti della comunicazione a più livelli di scala – anche mediante i nuovi media –, con possibili retroazioni sulle questioni locali ma con impatto non limitato ad esse. Tali azioni possono infatti incidere – è la tesi che si cerca di dimostrare – anche a scala più ampia sulla percezione del funzionamento del sistema economico e sociale e sul rapporto tra economia e società.
2017
Lavoro, geografia del lavoro, Polanyi, Vidal de la Blache, Weber, azioni locali di rivendicazione
labour geography, agency, Labor, local activism, scale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/145
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