La sfrenata cupidigia dei beni altrui (Parigi, 1619) è il racconto pseudo-autobiografico che il pícaro Andrés indirizza all’autore-narratore. La descrizione delle avventure del protagonista, incentrata sulla difesa dell’eccellenza e nobiltà dell’antica arte del furto, presenta, con fine ironia, le diverse categorie di ladri come corporazioni rigidamente strutturate, ma fondamentalmente libere, contrapposte alla corrotta società dell’epoca.Prima traduzione in italiano del romanzo, essa appare corredata da introduzione, nota alla traduzione e note finali, tutte a cura di B. Garzelli. Nella nota alla traduzione si illustrano le differenti strategie usate, in particolare nella traduzione delle dilogie e dei proverbi, concludendo che non esistono ricette precostituite: ogni parola indica un mondo e, a seconda del contesto e nei casi di mancati corrispondenti nella lingua e cultura italiana, si può ricorrere a traduzioni letterali o a calchi semantici, fino ad arrivare a liberi adattamenti. Le note finali chiariscono questioni di tipo linguistico e filologico-retorico e servono per suggerire alcuni moderni strumenti interpretativi che possano orientare il lettore all’interno della ricca trama di allusioni ed artifici caratteristici della cultura barocca. Spiegano, inoltre, le scelte più impegnative del traduttore, soprattutto in merito ad alcune perdite, difficilmente compensabili nel passaggio all’italiano moderno.
"La sfrenata cupidigia dei beni altrui", introd. e note di B. Garzelli, trad. di B. Garzelli e A. Martinengo
GARZELLI B;
2011-01-01
Abstract
La sfrenata cupidigia dei beni altrui (Parigi, 1619) è il racconto pseudo-autobiografico che il pícaro Andrés indirizza all’autore-narratore. La descrizione delle avventure del protagonista, incentrata sulla difesa dell’eccellenza e nobiltà dell’antica arte del furto, presenta, con fine ironia, le diverse categorie di ladri come corporazioni rigidamente strutturate, ma fondamentalmente libere, contrapposte alla corrotta società dell’epoca.Prima traduzione in italiano del romanzo, essa appare corredata da introduzione, nota alla traduzione e note finali, tutte a cura di B. Garzelli. Nella nota alla traduzione si illustrano le differenti strategie usate, in particolare nella traduzione delle dilogie e dei proverbi, concludendo che non esistono ricette precostituite: ogni parola indica un mondo e, a seconda del contesto e nei casi di mancati corrispondenti nella lingua e cultura italiana, si può ricorrere a traduzioni letterali o a calchi semantici, fino ad arrivare a liberi adattamenti. Le note finali chiariscono questioni di tipo linguistico e filologico-retorico e servono per suggerire alcuni moderni strumenti interpretativi che possano orientare il lettore all’interno della ricca trama di allusioni ed artifici caratteristici della cultura barocca. Spiegano, inoltre, le scelte più impegnative del traduttore, soprattutto in merito ad alcune perdite, difficilmente compensabili nel passaggio all’italiano moderno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.