Le comunità che continuamente generano territorio attraverso un incessante processo di costruzione soprattutto culturale lasciano su di esso una serie di “impronte” materiali o immateriali che il geografo può considerare come una serie di segni, attraverso i quali è possibile “leggere” il territorio analogamente a come si può leggere un testo. Secondo Vallega la geografia è espressamente incoraggiata a questa lettura nella quale un territorio può essere considerato una tessitura di segni. L’interesse della geografia per i diversi modi di espressione è, d’altro canto, per nulla recente. Già nelle descrizioni geografiche dell’età classica le annotazioni di tipo linguistico erano frequentemente utilizzate, soprattutto per identificare l’area in cui una lingua era parlata e per poter così far risalire i suoi parlanti ad una determinata provenienza territoriale. Ogni comunità porta con sé ed al tempo stesso costruisce un insieme di simboli identitari, dotati anche di visibilità sul territorio; questi simboli si arricchiscono di significato se inseriti in un contesto “competitivo”, ovvero se nello stesso spazio convivono diversi gruppi etnici, dando luogo ad una “territorializzazione semantica” che trova nel contesto urbano il luogo di acme, dovuta alla compressione spaziale e all’elevata densità del popolamento. Il saggio mira ad affrontare queste questioni dal punto di vista dell’analisi geografica, prendendo spunto dal lavoro sul campo dell’”Osservatorio linguistico permanente dell’italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in Italia”, costituito presso l’Università per Stranieri di Siena.
Il fenomeno migratorio nello spazio linguistico italiano: una prospettiva geografica
TABUSI M
2004-01-01
Abstract
Le comunità che continuamente generano territorio attraverso un incessante processo di costruzione soprattutto culturale lasciano su di esso una serie di “impronte” materiali o immateriali che il geografo può considerare come una serie di segni, attraverso i quali è possibile “leggere” il territorio analogamente a come si può leggere un testo. Secondo Vallega la geografia è espressamente incoraggiata a questa lettura nella quale un territorio può essere considerato una tessitura di segni. L’interesse della geografia per i diversi modi di espressione è, d’altro canto, per nulla recente. Già nelle descrizioni geografiche dell’età classica le annotazioni di tipo linguistico erano frequentemente utilizzate, soprattutto per identificare l’area in cui una lingua era parlata e per poter così far risalire i suoi parlanti ad una determinata provenienza territoriale. Ogni comunità porta con sé ed al tempo stesso costruisce un insieme di simboli identitari, dotati anche di visibilità sul territorio; questi simboli si arricchiscono di significato se inseriti in un contesto “competitivo”, ovvero se nello stesso spazio convivono diversi gruppi etnici, dando luogo ad una “territorializzazione semantica” che trova nel contesto urbano il luogo di acme, dovuta alla compressione spaziale e all’elevata densità del popolamento. Il saggio mira ad affrontare queste questioni dal punto di vista dell’analisi geografica, prendendo spunto dal lavoro sul campo dell’”Osservatorio linguistico permanente dell’italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in Italia”, costituito presso l’Università per Stranieri di Siena.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
il fenomeno migratorio nello spazio linguistico italiano. una prospettiva geografica_rid.pdf
non disponibili
Dimensione
6.76 MB
Formato
Adobe PDF
|
6.76 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.