L’effetto della struttura proprietaria delle imprese sulla performance e la crescita del sistema economico è oggi al centro di un intenso dibattito. Il campo degli studi sulle teorie di impresa si è tradizionalmente rivolto al modello della public company come un paradigma organizzativo in grado di indirizzare più efficacemente le imprese verso obiettivi di creazione del valo- re. Le analisi sulla diffusione del capitalismo familiare evidenziano, tuttavia, una presenza rilevante, talvolta maggioritaria, di società caratterizzate da una forte concentrazione dell’azionariato nelle mani di uno o più membri di una dinastia imprenditoriale, finanche tra le società quotate (Faccio, Lang, 2002; Claessens et al., 2000; Morresi, 2009b), invalidando potenzialmente l’ipote- si di superiorità del sistema di governance della public company. I benefici in termini di minori costi di agenzia associati ad assetti proprietari meno diluiti e a un accentramento delle funzioni decisionali in capo agli stessi azionisti di maggioranza, lasciano presupporre che il sistema di governo familiare possa rappresentare un modello premiante, con riferimento alla performance con- tabile e di mercato, rispetto a un modello non familiare (Morresi, 2009a). Questa tesi viene inoltre corroborata dagli sviluppi teorici della stewardship theory (Davis et al., 1997) e della resource-based view (Zahra et al., 2004; Habbershon, Williams, 1999), entrambe inclini a enfatizzare i vantaggi strutturali connessi a un sistema di governance family-oriented. Tuttavia, l’impresa familiare non è immune da potenziali elementi di criticità. Le problematiche successorie, la scarsa diversificazione di porta- foglio, l’estrazione di benefici privati da parte dei familiari a danno degli azionisti di minoranza, la rinuncia ai benefici derivanti dalla specializza- zione delle funzioni decisionali rappresentano minacce non trascurabili alla realizzazione di un efficiente governo societario. In questa prospettiva, analizzare i drivers e i drainers della performance aziendale nelle imprese familiari è un esercizio intellettuale non privo di interessanti suggestioni. Del resto, ogni sistema di governo delle imprese è caratterizzato da conflitti e possibili fonti di inefficienza che non permettono di identificare a priori il modello ottimale. Verificare sotto quali condizioni l’impresa familiare costi- tuisca un habitat fecondo del gene dell’imprenditorialità e sotto quali ipotesi è possibile supporre l’esistenza di un legame significativo tra familiness di un’impresa e risultati aziendali, identifica un filone di studi ormai conso- lidato a livello internazionale, ma poco approfondito a livello nazionale, con alcune rilevanti eccezioni (i.a. Corbetta, 1995; Corbetta et al., 2011; Montemerlo, 2005; Morresi, 2008, 2009a, 2009b). Lo studio effettuato in questa sede si inquadra precisamente nel framework degli studi aziendali sul family business e si basa su un approccio comparativo che si pone l’obiettivo di confrontare le differenze tra i due gruppi di imprese (familiari e non fami- liari) in cui è stato ripartito il campione analizzato, composto da 193 società italiane quotate sulla Borsa di Milano ininterrottamente dal 2004 al 2006.
Family business e performance aziendale delle società italiane
SIMONE, ANDREA
2016-01-01
Abstract
L’effetto della struttura proprietaria delle imprese sulla performance e la crescita del sistema economico è oggi al centro di un intenso dibattito. Il campo degli studi sulle teorie di impresa si è tradizionalmente rivolto al modello della public company come un paradigma organizzativo in grado di indirizzare più efficacemente le imprese verso obiettivi di creazione del valo- re. Le analisi sulla diffusione del capitalismo familiare evidenziano, tuttavia, una presenza rilevante, talvolta maggioritaria, di società caratterizzate da una forte concentrazione dell’azionariato nelle mani di uno o più membri di una dinastia imprenditoriale, finanche tra le società quotate (Faccio, Lang, 2002; Claessens et al., 2000; Morresi, 2009b), invalidando potenzialmente l’ipote- si di superiorità del sistema di governance della public company. I benefici in termini di minori costi di agenzia associati ad assetti proprietari meno diluiti e a un accentramento delle funzioni decisionali in capo agli stessi azionisti di maggioranza, lasciano presupporre che il sistema di governo familiare possa rappresentare un modello premiante, con riferimento alla performance con- tabile e di mercato, rispetto a un modello non familiare (Morresi, 2009a). Questa tesi viene inoltre corroborata dagli sviluppi teorici della stewardship theory (Davis et al., 1997) e della resource-based view (Zahra et al., 2004; Habbershon, Williams, 1999), entrambe inclini a enfatizzare i vantaggi strutturali connessi a un sistema di governance family-oriented. Tuttavia, l’impresa familiare non è immune da potenziali elementi di criticità. Le problematiche successorie, la scarsa diversificazione di porta- foglio, l’estrazione di benefici privati da parte dei familiari a danno degli azionisti di minoranza, la rinuncia ai benefici derivanti dalla specializza- zione delle funzioni decisionali rappresentano minacce non trascurabili alla realizzazione di un efficiente governo societario. In questa prospettiva, analizzare i drivers e i drainers della performance aziendale nelle imprese familiari è un esercizio intellettuale non privo di interessanti suggestioni. Del resto, ogni sistema di governo delle imprese è caratterizzato da conflitti e possibili fonti di inefficienza che non permettono di identificare a priori il modello ottimale. Verificare sotto quali condizioni l’impresa familiare costi- tuisca un habitat fecondo del gene dell’imprenditorialità e sotto quali ipotesi è possibile supporre l’esistenza di un legame significativo tra familiness di un’impresa e risultati aziendali, identifica un filone di studi ormai conso- lidato a livello internazionale, ma poco approfondito a livello nazionale, con alcune rilevanti eccezioni (i.a. Corbetta, 1995; Corbetta et al., 2011; Montemerlo, 2005; Morresi, 2008, 2009a, 2009b). Lo studio effettuato in questa sede si inquadra precisamente nel framework degli studi aziendali sul family business e si basa su un approccio comparativo che si pone l’obiettivo di confrontare le differenze tra i due gruppi di imprese (familiari e non fami- liari) in cui è stato ripartito il campione analizzato, composto da 193 società italiane quotate sulla Borsa di Milano ininterrottamente dal 2004 al 2006.File | Dimensione | Formato | |
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