Alla fine del 1520 la morte a Carrara di Bartolomé Ordóñez rappresentò senza dubbio un evento non trascurabile per quanti allora lavoravano il marmo nella zona prossima alle cave. Lo scultore spagnolo lasciava infatti incompiuti una serie di prestigiosi monumenti funebri destinati al suo paese d’origine per la realizzazione dei quali aveva dovuto circondarsi in breve tempo di numerosi collaboratori. La sopravvivenza non solo del testamento redatto dall’Ordóñez poco prima di morire, ma anche di un inventario, steso pochi giorni dopo, delle opere rimaste nella sua bottega, ha permesso di farsi un’idea abbastanza chiara di come si dovette organizzare la sua eredità e quali compiti attendevano i collaboratori per il completamento di queste opere rimaste interotte. È proprio sul nome di uno di essi che questo scritto si concentra, quel Giovanni de’ Rossi da Fiesole che troviamo in rapporto con l’Ordóñez fin dai lavori spagnoli per il trascoro della cattedrale di Barcellona. Sulla possibilità di far luce sulla personalità di questo scultore, estesamente documentato anche in rapporto ad artisti come Tribolo, Raffaello da Montelupo, Stagio Stagi e soprattutto Silvio Cosini - col quale sarà a Genova all’inizio del quarto decennio - ruoterà il nostro intervento. Per fare ciò il punto iniziale da cui ci sembra necessario partire sarà la discussione relativa alle quattro tombe della famiglia Fonseca per la chiesa parrocchiale di Coca, nei pressi di Segovia, un complesso monumentale che faceva parte di quelle commissioni rimaste incompiute alla morte dell’Ordóñez e che sappiamo vedrà coinvolti, oltre ai fratelli lombardi Pietro e Anton Maria Aprile, proprio Giovanni de’ Rossi e il suo compagno Simone Bellalana.

L'appartamento spagnolo. Giovanni de' Rossi nella bottega di Bartolomé Ordóñez

Campigli M
2018-01-01

Abstract

Alla fine del 1520 la morte a Carrara di Bartolomé Ordóñez rappresentò senza dubbio un evento non trascurabile per quanti allora lavoravano il marmo nella zona prossima alle cave. Lo scultore spagnolo lasciava infatti incompiuti una serie di prestigiosi monumenti funebri destinati al suo paese d’origine per la realizzazione dei quali aveva dovuto circondarsi in breve tempo di numerosi collaboratori. La sopravvivenza non solo del testamento redatto dall’Ordóñez poco prima di morire, ma anche di un inventario, steso pochi giorni dopo, delle opere rimaste nella sua bottega, ha permesso di farsi un’idea abbastanza chiara di come si dovette organizzare la sua eredità e quali compiti attendevano i collaboratori per il completamento di queste opere rimaste interotte. È proprio sul nome di uno di essi che questo scritto si concentra, quel Giovanni de’ Rossi da Fiesole che troviamo in rapporto con l’Ordóñez fin dai lavori spagnoli per il trascoro della cattedrale di Barcellona. Sulla possibilità di far luce sulla personalità di questo scultore, estesamente documentato anche in rapporto ad artisti come Tribolo, Raffaello da Montelupo, Stagio Stagi e soprattutto Silvio Cosini - col quale sarà a Genova all’inizio del quarto decennio - ruoterà il nostro intervento. Per fare ciò il punto iniziale da cui ci sembra necessario partire sarà la discussione relativa alle quattro tombe della famiglia Fonseca per la chiesa parrocchiale di Coca, nei pressi di Segovia, un complesso monumentale che faceva parte di quelle commissioni rimaste incompiute alla morte dell’Ordóñez e che sappiamo vedrà coinvolti, oltre ai fratelli lombardi Pietro e Anton Maria Aprile, proprio Giovanni de’ Rossi e il suo compagno Simone Bellalana.
2018
978-88-6995-393-4
Giovanni de' Rossi
Bartolomé Ordóñez
Coca
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/5665
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