Il saggio è una indagine del noto romanzo di Wang Zhenhe, tradotto da A. Di Toro e di prossima pubblicazione, in cui si evidenzia come l’autore usi le diverse realtà linguistiche presenti a Taiwan, specchio di diverse epoche e generazioni, in un gioco che sfrutta un ampio spettro di variazioni diacroniche e diastratiche della lingua. Pur ambientato nel 1967, il romanzo è una rappresentazione satirica della società taiwanese dei primi anni ‘80, epoca che vide l’isolamento internazionale dell’isola, seguito al riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese da parte della maggior parte dei paesi del mondo. A tale isolamento si accompagnò un sentimento di disillusione nei confronti del tradizionale alleato di Taiwan, gli Stati Uniti, e Wang Zhenhe esprime nella sua narrazione nel modo più umoristico un forte spirito critico verso la resa senza condizioni dei suoi connazionali al neocolonialismo americano, che li ha portati a mercificare ogni aspetto della loro vita: di qui la presenza della variante nord-americana dell’inglese, particolarmente viva nei rampanti esponenti della giovane generazione. Nel romanzo appaiono anche tracce della precedente colonizzazione dell’isola attraverso l’uso di vocaboli di giapponesi da parte di esponenti della vecchia generazione. Filo linguistico del romanzo è il Taiyu, la lingua parlata a Taiwan, che i personaggi usano in un continuo mutamento di codice che alterna Taiyu, cinese mandarino e anche altri dialetti parlati nell’isola. A tessere le fila del gioco linguistico è l’autore che, da narratore invisibile e onnisciente, si affaccia spesso nel testo intervenendo con le osservazioni, traduzioni di termini dialettali date tra parentesi e spiegazioni di natura filologica o antropologica.
Idee di tempo nel romanzo Rosa Rosa amore mio di Wang Zhenhe
Di Toro A
2011-01-01
Abstract
Il saggio è una indagine del noto romanzo di Wang Zhenhe, tradotto da A. Di Toro e di prossima pubblicazione, in cui si evidenzia come l’autore usi le diverse realtà linguistiche presenti a Taiwan, specchio di diverse epoche e generazioni, in un gioco che sfrutta un ampio spettro di variazioni diacroniche e diastratiche della lingua. Pur ambientato nel 1967, il romanzo è una rappresentazione satirica della società taiwanese dei primi anni ‘80, epoca che vide l’isolamento internazionale dell’isola, seguito al riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese da parte della maggior parte dei paesi del mondo. A tale isolamento si accompagnò un sentimento di disillusione nei confronti del tradizionale alleato di Taiwan, gli Stati Uniti, e Wang Zhenhe esprime nella sua narrazione nel modo più umoristico un forte spirito critico verso la resa senza condizioni dei suoi connazionali al neocolonialismo americano, che li ha portati a mercificare ogni aspetto della loro vita: di qui la presenza della variante nord-americana dell’inglese, particolarmente viva nei rampanti esponenti della giovane generazione. Nel romanzo appaiono anche tracce della precedente colonizzazione dell’isola attraverso l’uso di vocaboli di giapponesi da parte di esponenti della vecchia generazione. Filo linguistico del romanzo è il Taiyu, la lingua parlata a Taiwan, che i personaggi usano in un continuo mutamento di codice che alterna Taiyu, cinese mandarino e anche altri dialetti parlati nell’isola. A tessere le fila del gioco linguistico è l’autore che, da narratore invisibile e onnisciente, si affaccia spesso nel testo intervenendo con le osservazioni, traduzioni di termini dialettali date tra parentesi e spiegazioni di natura filologica o antropologica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.