Il discorso di Pitagora che si snoda all’interno del XV libro delle Metamorfosi di Ovidio offre retrospettivamente un background scientifico per la storia metamorfica del mondo narrata nel resto del poema e invita gli esseri umani a trovare sollievo alla morte nell’idea che l’anima sia immortale e si limiti a “cambiare casa” una volta esaurito il ciclo vitale del corpo che la ospita. Nella sezione dedicata alle trasformazioni che l’individuo subisce durante la vita, Pitagora riprende e amplifica l’idea dell’umano come “animale metamorfico” iscritta nell’antico mito dell’engima della Sfinge. L’enfasi posta su sviluppo e declino enfatizza come passaggi cruciali proprio quelli che precedono e seguono la fase adulta, liquidata in una fugace e appena percettibile parentesi fra due condizioni (bambino e anziano) sulle quali invece il filosofo si dilunga. Che cosa ci dice questa rappresentazione dell’esistenza umana come successione di forme di vita i cui estremi sono particolarmente significativi? Con quale torsione Ovidio fa esporre allo scienziato la visione tradizionale dell’umano come animale metamorfico all’interno del suo ordine filosofico? In che cosa la visione della vita come parabola metamorfica somiglia o differisce dalle rappresentazioni dell’esistenza diffuse nella cultura contemporanea? In quale senso concepire lo sviluppo come evento metamorfico ci aiuta a ragionare sulle proprietà delle metafore e delle immagini che descrivono la vita umana nel mondo contemporaneo?

Gli umani sono animali metamorfici? Qualche riflessione sui mutamenti dell'età in compagnia di testi latini

FRANCO C
2020-01-01

Abstract

Il discorso di Pitagora che si snoda all’interno del XV libro delle Metamorfosi di Ovidio offre retrospettivamente un background scientifico per la storia metamorfica del mondo narrata nel resto del poema e invita gli esseri umani a trovare sollievo alla morte nell’idea che l’anima sia immortale e si limiti a “cambiare casa” una volta esaurito il ciclo vitale del corpo che la ospita. Nella sezione dedicata alle trasformazioni che l’individuo subisce durante la vita, Pitagora riprende e amplifica l’idea dell’umano come “animale metamorfico” iscritta nell’antico mito dell’engima della Sfinge. L’enfasi posta su sviluppo e declino enfatizza come passaggi cruciali proprio quelli che precedono e seguono la fase adulta, liquidata in una fugace e appena percettibile parentesi fra due condizioni (bambino e anziano) sulle quali invece il filosofo si dilunga. Che cosa ci dice questa rappresentazione dell’esistenza umana come successione di forme di vita i cui estremi sono particolarmente significativi? Con quale torsione Ovidio fa esporre allo scienziato la visione tradizionale dell’umano come animale metamorfico all’interno del suo ordine filosofico? In che cosa la visione della vita come parabola metamorfica somiglia o differisce dalle rappresentazioni dell’esistenza diffuse nella cultura contemporanea? In quale senso concepire lo sviluppo come evento metamorfico ci aiuta a ragionare sulle proprietà delle metafore e delle immagini che descrivono la vita umana nel mondo contemporaneo?
2020
9788855092258
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/5341
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