The Escorial and Marciano canzonieri, both copied at the beginning of the 14th century and both fragmentary, constitute the most important evidence of the early circulation of Dante's and other stilnovisti's poetry and, in the case of the Escorial, of other so-called comic-realistic poets, beginning with Cecco Angiolieri. The Escorial manuscript represents a kind of sacred relic of the spread of early Tuscan poems in 14th century Veneto. The Marciano fragment preserves poems by Dante and Cino da Pistoia, in addition to a few other Tuscan and Bolognese poets. The volume contains a reproduction of the manuscripts, content tables, and respective indices. These are preceded by philological, palaeographic, and linguistic studies devoted to each of the manuscripts. The CD-ROM contains the digital reproductions.

Il volume ospita la riproduzione fotografica e digitale (con immagini anche ai raggi ultravioletti per le carte maggiormente deteriorate) di due fra i piú antichi manoscritti della tradizione delle rime di Dante, dello stilnovo e di altra lirica circonvicina dei secc. XIII e XIV. Alle riproduzioni sono affiancati saggi critici che prendono in esame i codici sia dal punto di vista strettamente materiale che da quello filologico e linguistico, puntando a disegnare un rinnovato e coerente quadro analitico su ciascun testimone e sulle sue relazioni con i principali rami dell’antica tradizione lirica italiana. La prima parte è dedicata al canzoniere Escorialense, testimone della precoce circolazione nel nord Italia della lirica toscana e noto per il cruciale contributo fornito alla definizione dei corpora di Cecco Angiolieri e Meo dei Tolomei e per esser stato scoperto da Domenico De Robertis latore di alcuni sonetti della Vita nova in prima redazione extravagante rispetto al libello. I primi tre saggi ospitati dal volume (di S. Carrai, T. De Robertis e R. Capelli: pp. 3-119), ripercorsi i dati acquisiti, valutano diverse possibilità di datazione del codice, analizzano in dettaglio la stratigrafia linguistica che lo caratterizza puntando a localizzare l’origine delle cinque diverse mani che vi operano, propongono inedite soluzioni di riassetto dei fascicoli rispetto al dissestato ordine attuale, e avanzano nuove ipotesi in merito alla generale risistemazione della sequenza dei testi in base alle varie serie di letterine riordinatrici presenti nei vivagni delle carte. Segue l’analisi del breve e meno celebre manoscritto marciano it. IX 529, oggetto finora di rapide e saltuarie incursioni a servizio soprattutto delle rime di Cino da Pistoia e di Dante (saggi di G. Marrani e T. De Robertis: pp. 153-89). Il nuovo esame scorge nella raccoltina, ricca di unica e forse mai destinata a costituire un vero e proprio canzoniere, una testimonianza preziosa e singolare della circolazione nella Bologna dei primi del Trecento della “nuova” poesia toscana e dei gusti letterari che univano gli intellettuali felsinei agli espatriati pistoiesi come il giovane e già attivissimo Cino da Pistoia. Il contenuto dei due manoscritti è indicizzato in tavole analitiche che corredano i saggi critici.

Il canzoniere Escorialense e il frammento Marciano dello Stilnovo. Real Biblioteca de El Escorial, e.III.23 - Biblioteca Nazionale Marciana, it. IX.529

MARRANI G
2009-01-01

Abstract

The Escorial and Marciano canzonieri, both copied at the beginning of the 14th century and both fragmentary, constitute the most important evidence of the early circulation of Dante's and other stilnovisti's poetry and, in the case of the Escorial, of other so-called comic-realistic poets, beginning with Cecco Angiolieri. The Escorial manuscript represents a kind of sacred relic of the spread of early Tuscan poems in 14th century Veneto. The Marciano fragment preserves poems by Dante and Cino da Pistoia, in addition to a few other Tuscan and Bolognese poets. The volume contains a reproduction of the manuscripts, content tables, and respective indices. These are preceded by philological, palaeographic, and linguistic studies devoted to each of the manuscripts. The CD-ROM contains the digital reproductions.
2009
978-88-8450-352-7
Il volume ospita la riproduzione fotografica e digitale (con immagini anche ai raggi ultravioletti per le carte maggiormente deteriorate) di due fra i piú antichi manoscritti della tradizione delle rime di Dante, dello stilnovo e di altra lirica circonvicina dei secc. XIII e XIV. Alle riproduzioni sono affiancati saggi critici che prendono in esame i codici sia dal punto di vista strettamente materiale che da quello filologico e linguistico, puntando a disegnare un rinnovato e coerente quadro analitico su ciascun testimone e sulle sue relazioni con i principali rami dell’antica tradizione lirica italiana. La prima parte è dedicata al canzoniere Escorialense, testimone della precoce circolazione nel nord Italia della lirica toscana e noto per il cruciale contributo fornito alla definizione dei corpora di Cecco Angiolieri e Meo dei Tolomei e per esser stato scoperto da Domenico De Robertis latore di alcuni sonetti della Vita nova in prima redazione extravagante rispetto al libello. I primi tre saggi ospitati dal volume (di S. Carrai, T. De Robertis e R. Capelli: pp. 3-119), ripercorsi i dati acquisiti, valutano diverse possibilità di datazione del codice, analizzano in dettaglio la stratigrafia linguistica che lo caratterizza puntando a localizzare l’origine delle cinque diverse mani che vi operano, propongono inedite soluzioni di riassetto dei fascicoli rispetto al dissestato ordine attuale, e avanzano nuove ipotesi in merito alla generale risistemazione della sequenza dei testi in base alle varie serie di letterine riordinatrici presenti nei vivagni delle carte. Segue l’analisi del breve e meno celebre manoscritto marciano it. IX 529, oggetto finora di rapide e saltuarie incursioni a servizio soprattutto delle rime di Cino da Pistoia e di Dante (saggi di G. Marrani e T. De Robertis: pp. 153-89). Il nuovo esame scorge nella raccoltina, ricca di unica e forse mai destinata a costituire un vero e proprio canzoniere, una testimonianza preziosa e singolare della circolazione nella Bologna dei primi del Trecento della “nuova” poesia toscana e dei gusti letterari che univano gli intellettuali felsinei agli espatriati pistoiesi come il giovane e già attivissimo Cino da Pistoia. Il contenuto dei due manoscritti è indicizzato in tavole analitiche che corredano i saggi critici.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/5002
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