Le lingue immigrate e, più in generale, il repertorio linguistico dei non nativi rimangono ad oggi oggetti scarsamente indagati entro gli studi di glottodidattica, più propensi a focalizzare l’attenzione sull’apprendimento e l’acquisizione dell’italiano L2, come accaduto entro i paradigmi di studio propri della linguistica acquisizionale. Le mappature linguistiche a disposizione, che aprono anche per l’Italia scenari di superdiversità linguistica sembrerebbero al contrario rafforzare la fecondità di tali oggetti di studio, prospettandone al contempo una maggiore complessità, sia a livello individuale che collettivo. Il contributo focalizza la propria attenzione sul camfranglais, una delle lingue parlate dai Camerunensi residenti in Italia, che delle nuove lingue immigrate presenti nel nostro Paese costituisce un caso emblematico, anche per la forte caratterizzazione di tale lingua, attestata per la prima volta negli anni Settanta del secolo scorso in Camerun come parlata urbana derivante da un miscuglio di francese, inglese, pidgin English e delle lingue locali. L’argomentazione si basa su un’indagine, ancora in corso, in diverse città italiane, che ha coinvolto 500 informanti camerunensi, soprattutto studenti, visto che il Camerun è il primo paese africano con il maggior numero di studenti iscritti nelle università italiane. L’indagine è stata svolta attraverso la somministrazione di questionari ed interviste in diversi contesti (campi da calcio, mense universitarie, associazioni ecc.). Il corpus da cui sono tratti gli esempi illustrati nel presente lavoro è costituito da: 1. dichiarazioni scritte rilasciate nella parte finale dei questionari; 2. interazioni scritte avvenute su Facebook a diverse ore di distanza l’una dall’altra; interazioni scritte avvenute su Skype, a cui hanno partecipato, in simultanea, vari interlocutori. Sfruttando la spontaneità comunicativa dei social network, il contributo si prefigge di proporre alcune riflessioni circa l’atteggiamento e la percezione degli informanti rispetto alla lingua italiana e al camfranglais. Tali riflessioni risultano finalizzate anche a mostrare la visibilità, la vitalità e la competenza dell’italiano come L2, entro un contesto formativo non tradizionale. Il contributo mira a focalizzare l’attenzione anche sulla competenza in italiano L2 da parte dei camfranglofoni. Dall’analisi dei dati, emerge che il livello linguistico degli informanti si attesta mediamente intorno al B2 del QCER al loro arrivo in Italia. Il livello B2 è, in effetti, necessario per il rilascio del visto di ingresso per motivi di studio. Un altro dato interessante che emerge dall’indagine percettiva è che nonostante l’uso frequente in Italia di una forma di camfranglitalien, come chiamano gli informanti, buona parte degli stessi informanti dichiara di non usare o non voler usare tale varietà per non ostacolare il processo di apprendimento dell’italiano. Il contributo si presenta pertanto come uno studio preliminare in vista di una ricerca futura sull’interlingua di apprendenti con repertori linguistici complessi come è il caso degli immigrati camerunensi.
Global linguistic heritage: the variation of Camfranglais in migration contexts
SIEBETCHEU R.
2016-01-01
Abstract
Le lingue immigrate e, più in generale, il repertorio linguistico dei non nativi rimangono ad oggi oggetti scarsamente indagati entro gli studi di glottodidattica, più propensi a focalizzare l’attenzione sull’apprendimento e l’acquisizione dell’italiano L2, come accaduto entro i paradigmi di studio propri della linguistica acquisizionale. Le mappature linguistiche a disposizione, che aprono anche per l’Italia scenari di superdiversità linguistica sembrerebbero al contrario rafforzare la fecondità di tali oggetti di studio, prospettandone al contempo una maggiore complessità, sia a livello individuale che collettivo. Il contributo focalizza la propria attenzione sul camfranglais, una delle lingue parlate dai Camerunensi residenti in Italia, che delle nuove lingue immigrate presenti nel nostro Paese costituisce un caso emblematico, anche per la forte caratterizzazione di tale lingua, attestata per la prima volta negli anni Settanta del secolo scorso in Camerun come parlata urbana derivante da un miscuglio di francese, inglese, pidgin English e delle lingue locali. L’argomentazione si basa su un’indagine, ancora in corso, in diverse città italiane, che ha coinvolto 500 informanti camerunensi, soprattutto studenti, visto che il Camerun è il primo paese africano con il maggior numero di studenti iscritti nelle università italiane. L’indagine è stata svolta attraverso la somministrazione di questionari ed interviste in diversi contesti (campi da calcio, mense universitarie, associazioni ecc.). Il corpus da cui sono tratti gli esempi illustrati nel presente lavoro è costituito da: 1. dichiarazioni scritte rilasciate nella parte finale dei questionari; 2. interazioni scritte avvenute su Facebook a diverse ore di distanza l’una dall’altra; interazioni scritte avvenute su Skype, a cui hanno partecipato, in simultanea, vari interlocutori. Sfruttando la spontaneità comunicativa dei social network, il contributo si prefigge di proporre alcune riflessioni circa l’atteggiamento e la percezione degli informanti rispetto alla lingua italiana e al camfranglais. Tali riflessioni risultano finalizzate anche a mostrare la visibilità, la vitalità e la competenza dell’italiano come L2, entro un contesto formativo non tradizionale. Il contributo mira a focalizzare l’attenzione anche sulla competenza in italiano L2 da parte dei camfranglofoni. Dall’analisi dei dati, emerge che il livello linguistico degli informanti si attesta mediamente intorno al B2 del QCER al loro arrivo in Italia. Il livello B2 è, in effetti, necessario per il rilascio del visto di ingresso per motivi di studio. Un altro dato interessante che emerge dall’indagine percettiva è che nonostante l’uso frequente in Italia di una forma di camfranglitalien, come chiamano gli informanti, buona parte degli stessi informanti dichiara di non usare o non voler usare tale varietà per non ostacolare il processo di apprendimento dell’italiano. Il contributo si presenta pertanto come uno studio preliminare in vista di una ricerca futura sull’interlingua di apprendenti con repertori linguistici complessi come è il caso degli immigrati camerunensi.File | Dimensione | Formato | |
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