I primi tre romanzi di Elena Ferrante - L’amore molesto (1999), I giorni dell’abbandono (2002) e La figlia oscura (2006) - sono collegati tra loro da una notevole serie di costanti narrative, che questo saggio individua e interpreta in un’ottica interdisciplinare applicando strumenti di analisi derivati dalla narratologia, dall’antropologia e dalla psicoanalisi. Lo scopo di questo contributo è quello di delineare, attraverso il plot dei tre romanzi, alcuni tratti di sopravvivenza creativa delle soggettività femminili contemporanee. Delia, Olga e Leda (rispettivamente protagoniste e voci narranti de L’amore molesto, I giorni dell’abbandono e La figlia oscura) - tre donne di origine napoletana - fanno i conti con una fase drammatica della loro vita (la morte della madre, l’abbandono del marito, la separazione dalle figlie ormai cresciute), che affrontano mettendo in scena un vero e proprio cerimoniale iniziatico. Sono soggettivazioni capaci quindi di rielaborare gli stati di frammentazione («smarginatura» e «frantumaglia», nel lessico e nella poetica di Ferrante) e di farne un modulo dell’esperienza che attraversa il tragico e l’arcaico senza farsi interamente abitare da essi. Sulla scorta delle ricerche antropologiche di Burkert, Lincoln, Turner e Van Gennep, il saggio dimostra che tutte e tre le narrazioni si reggono su una struttura rituale: formalizzano cioè un rito, vale a dire una «performance trasformativa» (Turner) dai forti contenuti teatrali, scenografici. Una volta individuate queste varianti cerimoniali, il contributo individua infine - attraverso categorie psicoanalitiche desunte da Jung, Klein e Kristeva – le soggettività femminili che emergono da tali cornici (e dunque anche il nesso tra le une e le altre).

«L'amore molesto», «I giorni dell'abbandono» e «La figlia oscura» di Elena Ferrante: riti di passaggio, cerimoniali iniziatici e nuove soggettività

de Rogatis T
2019-01-01

Abstract

I primi tre romanzi di Elena Ferrante - L’amore molesto (1999), I giorni dell’abbandono (2002) e La figlia oscura (2006) - sono collegati tra loro da una notevole serie di costanti narrative, che questo saggio individua e interpreta in un’ottica interdisciplinare applicando strumenti di analisi derivati dalla narratologia, dall’antropologia e dalla psicoanalisi. Lo scopo di questo contributo è quello di delineare, attraverso il plot dei tre romanzi, alcuni tratti di sopravvivenza creativa delle soggettività femminili contemporanee. Delia, Olga e Leda (rispettivamente protagoniste e voci narranti de L’amore molesto, I giorni dell’abbandono e La figlia oscura) - tre donne di origine napoletana - fanno i conti con una fase drammatica della loro vita (la morte della madre, l’abbandono del marito, la separazione dalle figlie ormai cresciute), che affrontano mettendo in scena un vero e proprio cerimoniale iniziatico. Sono soggettivazioni capaci quindi di rielaborare gli stati di frammentazione («smarginatura» e «frantumaglia», nel lessico e nella poetica di Ferrante) e di farne un modulo dell’esperienza che attraversa il tragico e l’arcaico senza farsi interamente abitare da essi. Sulla scorta delle ricerche antropologiche di Burkert, Lincoln, Turner e Van Gennep, il saggio dimostra che tutte e tre le narrazioni si reggono su una struttura rituale: formalizzano cioè un rito, vale a dire una «performance trasformativa» (Turner) dai forti contenuti teatrali, scenografici. Una volta individuate queste varianti cerimoniali, il contributo individua infine - attraverso categorie psicoanalitiche desunte da Jung, Klein e Kristeva – le soggettività femminili che emergono da tali cornici (e dunque anche il nesso tra le une e le altre).
2019
978-88-6032-498-6
strutture narrative
soggettivazioni femminili
riti di passaggio
cerimoniali iniziatici
matrofobia
matricidio letterale e matricidio simbolico
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