In questo contributo si ricordano alcune grammatiche di italiano per stranieri a vario titolo significative, a cominciare dalle prime di esse uscite a stampa: per i francesi, la Grammaire italienne pubblicata a Parigi nel 1549 da Jean-Pierre de Mesmes, erudito legato alla Pléiade, il quale dichiara d’aver attinto alle Prose del Bembo, ma in realtà molto deve anche a Fortunio, Acarisio e Alunno, e per gli inglesi il volume Principal Rules of the Italian grammar edito con un dizionario nel 1550 a Londra, da William Thomas, avventuriero gallese che si rifà a sua volta a Bembo, Acarisio e Alunno. Il primo manuale di italiano pubblicato in Spagna è invece, nel 1596, l’Arte muy curiosa di Trenado de Ayllón, traduttore dei Rerum vulgarium fragmenta. Dal XVII secolo in poi escono dai torchi di vari paesi grammatiche di italiano scritte in molte altre lingue: una in olandese, ad Amsterdam nel 1672, una in polacco a Cracovia nel 1675, eccetera. La grammaticografia dell’italiano lingua seconda nasce all’insegna della letterarietà e in ispecie del petrarchismo, ma non mancano allusioni all’uso vivo. Fin dagli esordi, si sono avute pure grammatiche per stranieri scritte direttamente in italiano, come gli Avertimenti sopra le regole toscane pubblicati nel 1550 a Venezia «per quei fuori d’Italia» da Nicolò Tani dal Borgo a San Sepolcro o come I Primi principi della grammatica toscana che Girolamo Buoninsegni, lettore della «Nazione Alemanna» a Siena, dà alle stampe nella stessa città, nel 1618, a beneficio dei suoi allievi. Altre grammatiche del XVI-XVII secolo erano double-face (castigliano-italiano, oppure francese-italiano) o in più di due lingue, altre ancora erano redatte in latino, così come oggi possono essere scritte in inglese, per un pubblico internazionale. Attraverso le tante grammatiche di italiano per stranieri si ripercorre perfino un po’ la storia delle relazioni e degli eventi mondiali: per esempio, appare filo-fascista il corso prodotto in Giappone da Tokuo Toshihiko (del 1931). Viceversa in URSS si hanno manuali di italiano rossi, come quelli di Julia Dobrovolskaja, interprete e traduttrice così leggendaria da aver ispirato addirittura un romanzo.
Grammatiche per stranieri
MATTARUCCO G
2018-01-01
Abstract
In questo contributo si ricordano alcune grammatiche di italiano per stranieri a vario titolo significative, a cominciare dalle prime di esse uscite a stampa: per i francesi, la Grammaire italienne pubblicata a Parigi nel 1549 da Jean-Pierre de Mesmes, erudito legato alla Pléiade, il quale dichiara d’aver attinto alle Prose del Bembo, ma in realtà molto deve anche a Fortunio, Acarisio e Alunno, e per gli inglesi il volume Principal Rules of the Italian grammar edito con un dizionario nel 1550 a Londra, da William Thomas, avventuriero gallese che si rifà a sua volta a Bembo, Acarisio e Alunno. Il primo manuale di italiano pubblicato in Spagna è invece, nel 1596, l’Arte muy curiosa di Trenado de Ayllón, traduttore dei Rerum vulgarium fragmenta. Dal XVII secolo in poi escono dai torchi di vari paesi grammatiche di italiano scritte in molte altre lingue: una in olandese, ad Amsterdam nel 1672, una in polacco a Cracovia nel 1675, eccetera. La grammaticografia dell’italiano lingua seconda nasce all’insegna della letterarietà e in ispecie del petrarchismo, ma non mancano allusioni all’uso vivo. Fin dagli esordi, si sono avute pure grammatiche per stranieri scritte direttamente in italiano, come gli Avertimenti sopra le regole toscane pubblicati nel 1550 a Venezia «per quei fuori d’Italia» da Nicolò Tani dal Borgo a San Sepolcro o come I Primi principi della grammatica toscana che Girolamo Buoninsegni, lettore della «Nazione Alemanna» a Siena, dà alle stampe nella stessa città, nel 1618, a beneficio dei suoi allievi. Altre grammatiche del XVI-XVII secolo erano double-face (castigliano-italiano, oppure francese-italiano) o in più di due lingue, altre ancora erano redatte in latino, così come oggi possono essere scritte in inglese, per un pubblico internazionale. Attraverso le tante grammatiche di italiano per stranieri si ripercorre perfino un po’ la storia delle relazioni e degli eventi mondiali: per esempio, appare filo-fascista il corso prodotto in Giappone da Tokuo Toshihiko (del 1931). Viceversa in URSS si hanno manuali di italiano rossi, come quelli di Julia Dobrovolskaja, interprete e traduttrice così leggendaria da aver ispirato addirittura un romanzo.File | Dimensione | Formato | |
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