Morovich raccoglie in Un italiano di Fiume riflessioni, appunti, ricordi destinati a un intimo colloquio con se stesso, pagine che non aveva finalizzato alla pubblicazione, ma che per il loro molteplice potenziale – letterario, linguistico e identitario – forniscono una disincantata lettura storica. È così che il suo vissuto, in qualche modo ancora posizionato nei luoghi dell’infanzia, diventa specchio rifrangente di avvenimenti personali e collettivi, recupero memoriale di lingue, culture e letterature: è infatti «sul confine, dove tutto ha il senso della precarietà e della finitezza, che è possibile conoscere meglio gli umori individuali, la verità della parola ‘domani'. Nasce così, per Morovich, l’esigenza di rientrare in dialogo con quel passato. Ma quali sono le modalità del recupero memoriale adottate nelle brevi prose che compongono Un italiano di Fiume? e in che rapporto è, per lui, lo spazio della memoria con la scrittura? Il suo «gioco del memorare infanzia e maturità» offre infatti al lettore persone, fatti e luoghi reali, ma rivisitati come in sogno, in una dimensione intermedia tra realtà e fantasia che favorisce una coincidenza perfetta tra esistenza e memoria ed è in grado di lenire, in qualche modo, il dolore per/dell’abbandono. Alla luce di queste riflessioni, lo studio focalizza l’attenzione su due temi-chiave: il binomio memoria-ricordo e il cronotopo del confine.

Memoria, lingua e letteratura di/sul confine: Morovich, Un italiano di Fiume (coautrice Liana Tronci)

SPERA Lucinda
2020-01-01

Abstract

Morovich raccoglie in Un italiano di Fiume riflessioni, appunti, ricordi destinati a un intimo colloquio con se stesso, pagine che non aveva finalizzato alla pubblicazione, ma che per il loro molteplice potenziale – letterario, linguistico e identitario – forniscono una disincantata lettura storica. È così che il suo vissuto, in qualche modo ancora posizionato nei luoghi dell’infanzia, diventa specchio rifrangente di avvenimenti personali e collettivi, recupero memoriale di lingue, culture e letterature: è infatti «sul confine, dove tutto ha il senso della precarietà e della finitezza, che è possibile conoscere meglio gli umori individuali, la verità della parola ‘domani'. Nasce così, per Morovich, l’esigenza di rientrare in dialogo con quel passato. Ma quali sono le modalità del recupero memoriale adottate nelle brevi prose che compongono Un italiano di Fiume? e in che rapporto è, per lui, lo spazio della memoria con la scrittura? Il suo «gioco del memorare infanzia e maturità» offre infatti al lettore persone, fatti e luoghi reali, ma rivisitati come in sogno, in una dimensione intermedia tra realtà e fantasia che favorisce una coincidenza perfetta tra esistenza e memoria ed è in grado di lenire, in qualche modo, il dolore per/dell’abbandono. Alla luce di queste riflessioni, lo studio focalizza l’attenzione su due temi-chiave: il binomio memoria-ricordo e il cronotopo del confine.
2020
978-88-3315-240-0
Novecento
Fiume
memorie
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/3854
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