Gian Lorenzo Bernini non ha un posto nella genealogia dell’arte moderna: quella che parte dalla rivoluzione di Caravaggio, e attraverso Velázquez, Goya e Manet, conduce agli Impressionisti, e dunque alle avanguardie. L’artista più potente, ricco e realizzato dell’Italia secentesca, «il dittatore artistico di Roma», è sempre stato considerato troppo organico alla propaganda dei papi e dei gesuiti per poter aver parte in questa storia di libertà. Bansandosi su oltre vent’anni di ricerca, e ribaltando la lettura corrente di opere, fonti e documenti, questo libro dimostra il contrario: a modo suo, Bernini ha seguito Caravaggio sulla via del conflitto, arrivando a sacrificare una parte del proprio successo pur di difendere la sovranità sulla propria arte. Ed è anche grazie a questa tensione che le opere di Gian Lorenzo ci appaiono ancora così terribilmente vive. Bernini seppe uscire dalle regole, pagandone tutte le conseguenze e facendo leva sul giudizio di un’embrionale opinione pubblica europea per affrancarsi dall’arbitrio dei principi. Le sue mani e la sua testa divennero l’unica misura che accettava, e il suo atelier fu insieme luogo della creazione e teatro della libertà.  Ma come dimostrare questa tesi? Nelle sue biografie "ufficiali" affiorano cospicue smagliature, fra loro coerenti, che questo libro individua ed allarga, una per una. Costruendo così per le opere di Bernini una nuova chiave di lettura.

La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere

MONTANARI, TOMASO
2016-01-01

Abstract

Gian Lorenzo Bernini non ha un posto nella genealogia dell’arte moderna: quella che parte dalla rivoluzione di Caravaggio, e attraverso Velázquez, Goya e Manet, conduce agli Impressionisti, e dunque alle avanguardie. L’artista più potente, ricco e realizzato dell’Italia secentesca, «il dittatore artistico di Roma», è sempre stato considerato troppo organico alla propaganda dei papi e dei gesuiti per poter aver parte in questa storia di libertà. Bansandosi su oltre vent’anni di ricerca, e ribaltando la lettura corrente di opere, fonti e documenti, questo libro dimostra il contrario: a modo suo, Bernini ha seguito Caravaggio sulla via del conflitto, arrivando a sacrificare una parte del proprio successo pur di difendere la sovranità sulla propria arte. Ed è anche grazie a questa tensione che le opere di Gian Lorenzo ci appaiono ancora così terribilmente vive. Bernini seppe uscire dalle regole, pagandone tutte le conseguenze e facendo leva sul giudizio di un’embrionale opinione pubblica europea per affrancarsi dall’arbitrio dei principi. Le sue mani e la sua testa divennero l’unica misura che accettava, e il suo atelier fu insieme luogo della creazione e teatro della libertà.  Ma come dimostrare questa tesi? Nelle sue biografie "ufficiali" affiorano cospicue smagliature, fra loro coerenti, che questo libro individua ed allarga, una per una. Costruendo così per le opere di Bernini una nuova chiave di lettura.
2016
978-88-06-20349-8
bernini
barocco
seicento
scultura
caravaggio
libertà
sovranità
potere
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