Le poesie di Federico II di Svevia (1194-1250) declinano, in modo intelligente e raffinato, diversi metri e motivi: il contrasto amoroso ("Dolze meo drudo"), la canzone dotta sulla natura del desiderio ("De la mia disïanza"), il sonetto ‘de nobilitate’ ("Misura, providentia e meritanza"); e, tra i componimenti di dubbia attribuzione, l’elegia di lontananza ("Oi llasso, Per la fera menbranza") e l’omaggio all’amata ("Poi ca voi piace"). In appendice si possono leggere due testi adespoti, "Oi llassa ’namorata" (fiero lamento di una donna tradita) e "Amor voglio blasmare" (canto vibrante d’ira per un amore ostacolato dai malparlieri), nei quali non sembra del tutto inammissibile intravedere, per ragioni di stile e contenuto, la mano federiciana.
Rime
SPAGNOLO L
2008-01-01
Abstract
Le poesie di Federico II di Svevia (1194-1250) declinano, in modo intelligente e raffinato, diversi metri e motivi: il contrasto amoroso ("Dolze meo drudo"), la canzone dotta sulla natura del desiderio ("De la mia disïanza"), il sonetto ‘de nobilitate’ ("Misura, providentia e meritanza"); e, tra i componimenti di dubbia attribuzione, l’elegia di lontananza ("Oi llasso, Per la fera menbranza") e l’omaggio all’amata ("Poi ca voi piace"). In appendice si possono leggere due testi adespoti, "Oi llassa ’namorata" (fiero lamento di una donna tradita) e "Amor voglio blasmare" (canto vibrante d’ira per un amore ostacolato dai malparlieri), nei quali non sembra del tutto inammissibile intravedere, per ragioni di stile e contenuto, la mano federiciana.File | Dimensione | Formato | |
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