In the early 1960s, the sculptor Andrea Cascella (Pescara, 10 January 1919 - Milan, 27 August 1990) introduced marble into his plastic research, presenting his first works in June 1961 on the occasion of his solo exhibition at the Galleria dell'Ariete in Milan. It was in fact with the gallery owner Beatrice Monti della Corte, whom he had met in May of the previous year, that he started an exhibition and market project on this new production, documented by Ugo Mulas in a rich collection of shots kept in Beatrice Monti's personal photographic archive at the Fondazione Santa Maddalena. The first part of the study investigates how the critics read Cascella's reflection on Tuscan marble in the years preceding his consecration at the XXXII International Art Biennale in Venice, when he was awarded the Grand Prize for Sculpture that marked a decisive turning point towards exhibition and commercial success. The analysis continues by examining the parallel translation into images of Mulas's plastic research carried out until 1968 in services commissioned by the same gallery owner, interested in building a space for photography in the art market by promoting Mulas's work. In this second section, the reading of a sculptor by a photographer is therefore investigated in order to verify if and how visuality, like writing, interpreted the plastic and protesting intuition entrusted by the artist to a classical material, such as the marble of the Apuane Alps, in the decade of the neo-avant-garde experimental provocations "shouted" through the use of ephemeral materials in sculpture.

All’inizio degli anni Sessanta lo scultore Andrea Cascella (Pescara, 10 gennaio 1919 – Milano, 27 agosto 1990) introduce il marmo nella propria ricerca plastica presentandone a giugno del 1961 i primi lavori in occasione della sua personale presso la Galleria dell’Ariete di Milano. È infatti con la gallerista Beatrice Monti della Corte, conosciuta a maggio dell’anno precedente, che avvia un progetto espositivo e di mercato su questa nuova produzione, documentato da Ugo Mulas in una ricca raccolta di scatti custoditi presso l’archivio fotografico personale di Beatrice Monti alla Fondazione Santa Maddalena. La prima parte dello studio indaga come la critica abbia letto la riflessione di Cascella sul marmo toscano negli anni precedenti la sua consacrazione alla XXXII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, quando ottiene il Gran Premio della Scultura che segna una svolta decisiva verso il successo espositivo e commerciale. L’analisi prosegue prendendo in esame la parallela traduzione in immagini della sua ricerca plastica attuata da Mulas fino al 1968 in servizi commissionati dalla stessa gallerista, interessata a costruire uno spazio per la fotografia nel mercato dell’arte promuovendo il lavoro di Mulas. In questa seconda sezione è dunque indagata la lettura di uno scultore da parte di un fotografo per verificare se e come la visualità, al pari della scrittura, abbia interpretato l’intuizione plastica e contestataria affidata dall’artista a un materiale classico, quale il marmo delle Apuane, nel decennio delle provocazioni sperimentali neoavanguardiste “gridate” attraverso l’utilizzo in scultura di materiali effimeri.

Tradurre il marmo: un percorso nella lettura di Andrea Cascella dalla critica alla fotografia (1961-1968)

TOSCHI C
2022-01-01

Abstract

In the early 1960s, the sculptor Andrea Cascella (Pescara, 10 January 1919 - Milan, 27 August 1990) introduced marble into his plastic research, presenting his first works in June 1961 on the occasion of his solo exhibition at the Galleria dell'Ariete in Milan. It was in fact with the gallery owner Beatrice Monti della Corte, whom he had met in May of the previous year, that he started an exhibition and market project on this new production, documented by Ugo Mulas in a rich collection of shots kept in Beatrice Monti's personal photographic archive at the Fondazione Santa Maddalena. The first part of the study investigates how the critics read Cascella's reflection on Tuscan marble in the years preceding his consecration at the XXXII International Art Biennale in Venice, when he was awarded the Grand Prize for Sculpture that marked a decisive turning point towards exhibition and commercial success. The analysis continues by examining the parallel translation into images of Mulas's plastic research carried out until 1968 in services commissioned by the same gallery owner, interested in building a space for photography in the art market by promoting Mulas's work. In this second section, the reading of a sculptor by a photographer is therefore investigated in order to verify if and how visuality, like writing, interpreted the plastic and protesting intuition entrusted by the artist to a classical material, such as the marble of the Apuane Alps, in the decade of the neo-avant-garde experimental provocations "shouted" through the use of ephemeral materials in sculpture.
2022
978-88-32244-09-0
All’inizio degli anni Sessanta lo scultore Andrea Cascella (Pescara, 10 gennaio 1919 – Milano, 27 agosto 1990) introduce il marmo nella propria ricerca plastica presentandone a giugno del 1961 i primi lavori in occasione della sua personale presso la Galleria dell’Ariete di Milano. È infatti con la gallerista Beatrice Monti della Corte, conosciuta a maggio dell’anno precedente, che avvia un progetto espositivo e di mercato su questa nuova produzione, documentato da Ugo Mulas in una ricca raccolta di scatti custoditi presso l’archivio fotografico personale di Beatrice Monti alla Fondazione Santa Maddalena. La prima parte dello studio indaga come la critica abbia letto la riflessione di Cascella sul marmo toscano negli anni precedenti la sua consacrazione alla XXXII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, quando ottiene il Gran Premio della Scultura che segna una svolta decisiva verso il successo espositivo e commerciale. L’analisi prosegue prendendo in esame la parallela traduzione in immagini della sua ricerca plastica attuata da Mulas fino al 1968 in servizi commissionati dalla stessa gallerista, interessata a costruire uno spazio per la fotografia nel mercato dell’arte promuovendo il lavoro di Mulas. In questa seconda sezione è dunque indagata la lettura di uno scultore da parte di un fotografo per verificare se e come la visualità, al pari della scrittura, abbia interpretato l’intuizione plastica e contestataria affidata dall’artista a un materiale classico, quale il marmo delle Apuane, nel decennio delle provocazioni sperimentali neoavanguardiste “gridate” attraverso l’utilizzo in scultura di materiali effimeri.
Andrea Cascella
Ugo Mulas
Marmo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/1666
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