Cercare di comprendere un fenomeno, un modo di vita, un mondo scomparso, attraverso la lingua che vi fu usata non è cosa nuova» scriveva nel 1961 lo psichiatra fiorentino Andrea Devoto, in un articolo in cui forniva le prime «annotazioni psicologiche» sulla lingua nei lager nazisti. Sulla scia dell’indagine avviata da Devoto, questo volume approfondisce le parole, le espressioni e le forme di comunicazione che hanno caratterizzato l’esperienza concentrazionaria dei deportati italiani. Dalla violenza dei «barbarici latrati dei tedeschi quando comandano» al «trovare un buco, un foro, un passaggio che permettesse di valicare questo isolamento linguistico» (nelle parole di Primo Levi), queste pagine consentono di rileggere e comprendere la quotidianità dentro al campo attraverso la lingua.Parole per opprimere dunque, ma anche e soprattutto parole per resistere. Una resistenza morale e non violenta, che i deportati realizzano contrapponendo al lessico d’odio, di sopraffazione e di morte dei nazifascisti, un vocabolario composto da parole di sopravvivenza, di solidarietà, di vita.

«Domani mattina». La memoria nelle parole dei lager nazisti

Zanchi, Leonardo
2025-01-01

Abstract

Cercare di comprendere un fenomeno, un modo di vita, un mondo scomparso, attraverso la lingua che vi fu usata non è cosa nuova» scriveva nel 1961 lo psichiatra fiorentino Andrea Devoto, in un articolo in cui forniva le prime «annotazioni psicologiche» sulla lingua nei lager nazisti. Sulla scia dell’indagine avviata da Devoto, questo volume approfondisce le parole, le espressioni e le forme di comunicazione che hanno caratterizzato l’esperienza concentrazionaria dei deportati italiani. Dalla violenza dei «barbarici latrati dei tedeschi quando comandano» al «trovare un buco, un foro, un passaggio che permettesse di valicare questo isolamento linguistico» (nelle parole di Primo Levi), queste pagine consentono di rileggere e comprendere la quotidianità dentro al campo attraverso la lingua.Parole per opprimere dunque, ma anche e soprattutto parole per resistere. Una resistenza morale e non violenta, che i deportati realizzano contrapponendo al lessico d’odio, di sopraffazione e di morte dei nazifascisti, un vocabolario composto da parole di sopravvivenza, di solidarietà, di vita.
2025
9788833834290
memoria, lager nazisti, deportazioni, shoah, linguistica italiana, storia della lingua, Primo Levi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/16121
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