Attraverso un sondaggio condotto su “Yalla Italia. Il Blog delle seconde generazioni”, che offre in tal senso materiali e spunti di riflessione, mi propongo di trattare il tema di alcuni particolari prestiti linguistici (“neoesotismi”) entrati nella lingua italiana anche in seguito allo stanziamento delle comunità migrate degli ultimi decenni. Il blog si presenta come «una piattaforma di ritrovo per giovani che nessuno ha trovato il modo di definire: seconde generazioni, nuovi italiani, generazioni 1.5, figli di immigrati» e si propone come parte attiva nei cambiamenti della società italiana, esprimendo un punto di vista inedito: «non da italiani, o da arabi, o da eurocentrici: semplicemente come nuovi cittadini che appartengono contemporaneamente a due mondi». Questo spazio presenta motivi di interesse anche per la lingua e per il lessico; ospita infatti numerosi forestierismi rappresentativi di un nuovo plurilinguismo, e in particolare è ricco di parole arabe di recente ingresso, in parte già registrate dai dizionari, in parte non ancora circolanti stabilmente. Il primo gruppo è quello dei cosiddetti «neoislamismi», voci che «fanno riferimento pressoché esclusivo a realtà politiche, sociali, culturali proprie dell’Islām contemporaneo e che giungono in italiano attraverso i canali dell’informazione giornalistica e radiotelevisiva» (Mancini, 2010). In genere le attestazioni sui media italiani, da cui dipendono gli esempi lessicografici, tendono a ridurre questa nuova componente esogena o marchi peculiari della cultura islamica (imam, hijab, sharia ecc.), o a termini connessi al terrorismo internazionale (da alquaidista a intifada, da jihad a mujaheddin): rispetto agli arabismi medievali «questi prestiti si differenziano per la forte connotazione di ‘estraneità’ culturale» (Mancini, 1994, p. 878). Oltre a tali neoislamismi, usati dai giovani “2G” spesso in contesti che ne attutiscono la valenza minacciosa e ne allargano le accezioni grazie all’uso vivo (es. fatwa significa ‘sentenza, parere religioso’ e non solo ‘condanna, condanna a morte’ ), nel blog viene offerta una buona accoglienza anche a molti altri vocaboli “pacifici” come cibi, formule di cortesia e di saluto (assalam aleikum ‘salve; pace’, felafel, mabruk ‘auguri’). Di conseguenza il sito consente di allargare il campo a accogliere anche quelle accezioni dell’uso vivo che fatalmente i repertori lessicali dell’italiano appena lambiscono. Non mancano inoltre voci esotiche di origine non araba (accompagnate talvolta da notazioni metalinguistiche), o incroci di parole che giocano sulle interferenze linguistiche, come il burkini (il costume da bagno per le donne musulmane) e le “poesie kebbabare”, miste di arabo e dialetto.

Parole migrate nel lessico dell'italiano: dal Blog 2g Yalla Italia

RICCI L
2017-01-01

Abstract

Attraverso un sondaggio condotto su “Yalla Italia. Il Blog delle seconde generazioni”, che offre in tal senso materiali e spunti di riflessione, mi propongo di trattare il tema di alcuni particolari prestiti linguistici (“neoesotismi”) entrati nella lingua italiana anche in seguito allo stanziamento delle comunità migrate degli ultimi decenni. Il blog si presenta come «una piattaforma di ritrovo per giovani che nessuno ha trovato il modo di definire: seconde generazioni, nuovi italiani, generazioni 1.5, figli di immigrati» e si propone come parte attiva nei cambiamenti della società italiana, esprimendo un punto di vista inedito: «non da italiani, o da arabi, o da eurocentrici: semplicemente come nuovi cittadini che appartengono contemporaneamente a due mondi». Questo spazio presenta motivi di interesse anche per la lingua e per il lessico; ospita infatti numerosi forestierismi rappresentativi di un nuovo plurilinguismo, e in particolare è ricco di parole arabe di recente ingresso, in parte già registrate dai dizionari, in parte non ancora circolanti stabilmente. Il primo gruppo è quello dei cosiddetti «neoislamismi», voci che «fanno riferimento pressoché esclusivo a realtà politiche, sociali, culturali proprie dell’Islām contemporaneo e che giungono in italiano attraverso i canali dell’informazione giornalistica e radiotelevisiva» (Mancini, 2010). In genere le attestazioni sui media italiani, da cui dipendono gli esempi lessicografici, tendono a ridurre questa nuova componente esogena o marchi peculiari della cultura islamica (imam, hijab, sharia ecc.), o a termini connessi al terrorismo internazionale (da alquaidista a intifada, da jihad a mujaheddin): rispetto agli arabismi medievali «questi prestiti si differenziano per la forte connotazione di ‘estraneità’ culturale» (Mancini, 1994, p. 878). Oltre a tali neoislamismi, usati dai giovani “2G” spesso in contesti che ne attutiscono la valenza minacciosa e ne allargano le accezioni grazie all’uso vivo (es. fatwa significa ‘sentenza, parere religioso’ e non solo ‘condanna, condanna a morte’ ), nel blog viene offerta una buona accoglienza anche a molti altri vocaboli “pacifici” come cibi, formule di cortesia e di saluto (assalam aleikum ‘salve; pace’, felafel, mabruk ‘auguri’). Di conseguenza il sito consente di allargare il campo a accogliere anche quelle accezioni dell’uso vivo che fatalmente i repertori lessicali dell’italiano appena lambiscono. Non mancano inoltre voci esotiche di origine non araba (accompagnate talvolta da notazioni metalinguistiche), o incroci di parole che giocano sulle interferenze linguistiche, come il burkini (il costume da bagno per le donne musulmane) e le “poesie kebbabare”, miste di arabo e dialetto.
2017
978-88-255-0034-9
neoesotismi
lingue migranti
migratismi
nuovi italiani
neoarabismi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/1424
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