Se c’è una qualità che sintetizza al meglio il matrimonio bassomedievale è la variabilità dei modelli e la sua estrema fluidità. Prima che il concilio di Trento (1563), con le sue istanze di disciplinamento dottrinale e pastorale, codificasse rigidamente l’istituto, introducendo una liturgia nuziale pubblica, solenne e vincolante, officiata da un prete nello spazio sacro di una chiesa, il matrimonio aveva mantenuto a lungo una natura laica, mutevole e profondamente versatile. Per tutta l’età preconciliare, infatti, il matrimonio si era per lo più configurato come un atto privato e modulare, incentrato sullo scambio dei consensi proferiti dai nubendi in ambienti domestici o comunitari. Altra caratteristica del matrimonio consensuale medievale era stata la sua dinamicità, essendo l’istituto inserito in un processo lungo e variamente estensibile, che iniziava con una promessa e si concludeva, spesso dopo mesi o anni, con il trasferimento della moglie nella casa maritale. Per tale motivo pare più opportuno parlare di matrimoni al plurale, abbandonando la visione univoca e sin troppo costrittiva dell’istituto affermatasi solo dopo Trento. Nel volume si farà, dunque, ampio riferimento non solo ai diversi modelli di matrimonio legittimo e codificato, ma anche all’ampio ventaglio dei matrimoni aformali, incerti e irregolari, come i matrimoni a tempo, le separazioni di fatto o i matrimoni plurimi e in successione; ci si soffermerà non solo sui modelli consolidati, ma anche sulle imitazioni e i surrogati, come le convivenze more uxorio o i rapporti concubinari; si passeranno in rassegna le diverse forme di unioni trasgressive, dal ratto all’adulterio, dai matrimoni finti e simulati sino a quelli violenti e forzati; si rifletterà, infine, sulle varie forme di coniugio proibite o a stento tollerate, come i matrimoni interconfessionali, la promiscuità interreligiosa e le unioni con gli esclusi e i marginali.
Matrimoni medievali. Sposarsi in Italia nei secoli XIII-XIV
Ermanno Orlando
2023-01-01
Abstract
Se c’è una qualità che sintetizza al meglio il matrimonio bassomedievale è la variabilità dei modelli e la sua estrema fluidità. Prima che il concilio di Trento (1563), con le sue istanze di disciplinamento dottrinale e pastorale, codificasse rigidamente l’istituto, introducendo una liturgia nuziale pubblica, solenne e vincolante, officiata da un prete nello spazio sacro di una chiesa, il matrimonio aveva mantenuto a lungo una natura laica, mutevole e profondamente versatile. Per tutta l’età preconciliare, infatti, il matrimonio si era per lo più configurato come un atto privato e modulare, incentrato sullo scambio dei consensi proferiti dai nubendi in ambienti domestici o comunitari. Altra caratteristica del matrimonio consensuale medievale era stata la sua dinamicità, essendo l’istituto inserito in un processo lungo e variamente estensibile, che iniziava con una promessa e si concludeva, spesso dopo mesi o anni, con il trasferimento della moglie nella casa maritale. Per tale motivo pare più opportuno parlare di matrimoni al plurale, abbandonando la visione univoca e sin troppo costrittiva dell’istituto affermatasi solo dopo Trento. Nel volume si farà, dunque, ampio riferimento non solo ai diversi modelli di matrimonio legittimo e codificato, ma anche all’ampio ventaglio dei matrimoni aformali, incerti e irregolari, come i matrimoni a tempo, le separazioni di fatto o i matrimoni plurimi e in successione; ci si soffermerà non solo sui modelli consolidati, ma anche sulle imitazioni e i surrogati, come le convivenze more uxorio o i rapporti concubinari; si passeranno in rassegna le diverse forme di unioni trasgressive, dal ratto all’adulterio, dai matrimoni finti e simulati sino a quelli violenti e forzati; si rifletterà, infine, sulle varie forme di coniugio proibite o a stento tollerate, come i matrimoni interconfessionali, la promiscuità interreligiosa e le unioni con gli esclusi e i marginali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.