La geografia e il destino – per altri la provvidenza – avevano dato il mare in sorte a Venezia, ponendola in una posizione privilegiata di mediazione tra Occidente ed Oriente mediterraneo. Dal canto suo, la città aveva saputo trarre il massimo dei benefici dalla sua dimensione marittima e internazionale, riuscendo a trasformare il mare da opportunità in risorsa concreta e facendone la base di ogni sua fortuna e grandezza. Tuttavia, per non rimanere una risorsa inespressa, quello stesso mare andava non solo ogni volta preso, conquistato e difeso, ma anche ostentato e messo in scena, utilizzando tutti i mezzi che si avevano a disposizione – dal mito, alla propaganda, alla iconografia – per manifestare al mondo il proprio rapporto intrinseco e privilegiato con l’elemento acqueo e la propria natura, del tutto inevitabile, di potenza marittima e commerciale. Ovviamente, una tale rappresentazione aveva bisogno di un pubblico capace di recepirne i messaggi e di diffonderli, anche all’esterno. In tal senso, i pellegrini erano risultati sin da subito tra le platee più adatte e ricettive: in quanto stranieri, per lo più istruiti, curiosi come ogni viaggiatore, reattivi davanti alla spettacolarizzazione del mare, sensibili ai suoi rituali e affascinati dai suoi molti miti; ma soprattutto perché disponibili al racconto e sempre pronti a divulgare al mondo – oralmente o per iscritto – le conoscenze apprese, le esperienze maturate e gli stimoli ricevuti a contatto con la civiltà veneziana e la sua profonda e strutturale cultura del mare.

Il mare in scena. Ostentazione, propaganda e dissimulazione del mare nei racconti dei pellegrini medievali

Ermanno Orlando
2023-01-01

Abstract

La geografia e il destino – per altri la provvidenza – avevano dato il mare in sorte a Venezia, ponendola in una posizione privilegiata di mediazione tra Occidente ed Oriente mediterraneo. Dal canto suo, la città aveva saputo trarre il massimo dei benefici dalla sua dimensione marittima e internazionale, riuscendo a trasformare il mare da opportunità in risorsa concreta e facendone la base di ogni sua fortuna e grandezza. Tuttavia, per non rimanere una risorsa inespressa, quello stesso mare andava non solo ogni volta preso, conquistato e difeso, ma anche ostentato e messo in scena, utilizzando tutti i mezzi che si avevano a disposizione – dal mito, alla propaganda, alla iconografia – per manifestare al mondo il proprio rapporto intrinseco e privilegiato con l’elemento acqueo e la propria natura, del tutto inevitabile, di potenza marittima e commerciale. Ovviamente, una tale rappresentazione aveva bisogno di un pubblico capace di recepirne i messaggi e di diffonderli, anche all’esterno. In tal senso, i pellegrini erano risultati sin da subito tra le platee più adatte e ricettive: in quanto stranieri, per lo più istruiti, curiosi come ogni viaggiatore, reattivi davanti alla spettacolarizzazione del mare, sensibili ai suoi rituali e affascinati dai suoi molti miti; ma soprattutto perché disponibili al racconto e sempre pronti a divulgare al mondo – oralmente o per iscritto – le conoscenze apprese, le esperienze maturate e gli stimoli ricevuti a contatto con la civiltà veneziana e la sua profonda e strutturale cultura del mare.
2023
9788892990159
Storia di Venezia
Storia del Mediterraneo
Storia culturale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14091/10084
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